Un romanzo semplice, breve, senza troppi fronzoli narrativi. Pochi personaggi ma ben delineati che colpiscono per la loro chiarezza. Una storia limpida, pur nella sua drammaticità, quasi uscisse veramente dalla bocca e dai pensieri di un ragazzino di prima media.
Giorgio, così si chiama il protagonista, nella sua povertà economica ha fissato in testa poche cose: ma queste cpoche cose sono pilastri. La prima è che disegna da dio. La seconda è che degli adulti ci si può fidare. La terza è che i draghi esistono.
Per questo bisogna affrontarli e sconfiggerli, proprio come il santo di cui porta il nome.
Quest’ultimo aspetto a mio avviso è geniale: in un mondo dove la mitologia è scomparsa e tutto è ridotto ad un materialisismo arido e tutt’altro che onnicomprensivo, si rrespira una boccata d’aria fresco, vedendo lottare questo ragazzino contro un vero e proprio male, cioè un drago, che graffia avvinghia e uccide.
Perchè il male è così: un drago. E non per modo di dire, come spesso, quando va bene, si sente dire oggi.
Geniale.